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I PON Scuola: finanziamenti europei per la “buona scuola”

Il tema della “buona scuola” è da mesi al centro del dibattito politico nazionale e, sebbene i punti di vista in merito siano discordanti, le parti sembrano convergere sul fatto che il sistema scolastico italiano vada profondamente innovato. In questo senso le politiche nazionali potranno contare su un ulteriore strumento messo a disposizione dall’Europa attraverso un piano di investimenti suddiviso per finalità ben precise; lo strumento in questione si chiama PON (programma operativo nazionale). Il budget per il PON 2014/2020 ammonta a poco più di 3 miliardi di euro tra risorse stanziate dal Fondo Sociale Europeo (FSE) e dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).

Il Pon “per la Scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento” (la cui circolare operativa è stata inviata alle strutture qualche settimana fa), è destinato a finanziare sia interventi di natura materiale (tramite il FESR) che progetti immateriali (tramite il FSE). Il Piano perseguirà il duplice obiettivo di promuovere le eccellenze e favorire l’equità e la coesione, consentendo a tutti gli studenti di accedere a percorsi didattici di qualità indipendentemente dal contesto sociale ed economico di provenienza.

L’intervento riguarda venti Regioni e 8730 scuole e coinvolgerebbe potenzialmente circa 3 milioni di studenti (a partire dalle scuole dell’infanzia fino alle superiori) a cui si sommano 250 mila dipendenti, tra docenti e personale scolastico.

La novità è che la programmazione si rivolge per la prima volta a tutto il Paese (il 70% delle risorse alle Regioni meno sviluppate, il 23,6% a quelle più sviluppate e il 6,4% a quelle cosiddette in “transizione”); gli interventi dovranno svilupparsi attorno a quattro assi:

Asse I : Istruzione

Asse II: Infrastrutture per l’istruzione

Asse III: Capacità istituzionale e amministrativa

Asse IV: Assistenza tecnica

Una particolare attenzione sarà poi dedicata ad alcuni focus di spesa, tipologie di azioni mirate e specifiche su temi che stanno a cuore al Governo Centrale.

Nello specifico:

  • contrasto alla dispersione scolastica;
  • potenziamento delle competenze chiave;
  • alternanza scuola-lavoro;
  • formazione dei docenti in ambiti specifici;
  • promozione delle eccellenze, attività laboratoriali;
  • sviluppo di Centri per l’istruzione degli adulti;
  • potenziamento delle dotazioni tecnologiche.

Se è chiaro quindi il messaggio dell’Europa che chiede una scuola digitale, innovativa e aperta (smart school), in cui la didattica del futuro passa anche e soprattutto dall’uso diffuso di strumenti adeguati, capaci di stare al passo con lo sviluppo informatico e in linea con i dispositivi di ultima generazione, alcune perplessità nascono invece sulle modalità di intervento che affidano alle strutture scolastiche stesse gran parte della responsabilità della buona riuscita o meno del piano; sebbene ogni ufficio scolastico avrà una struttura idonea a supportare e monitorare l’efficacia degli interventi, la modalità principale di intervento sarà, secondo una logica “botton up”, il “Piano di Miglioramento” predisposto da ciascuna scuola sulla base di un autovalutazione delle proprie criticità e dei propri bisogni: una sorta di analisi approfondita che verrà definita collegialmente da ciascuna realtà didattica e che integrerà il piano dell’offerta formativa. Il documento di “auto diagnosi” dovrà contenere una descrizione dettagliata delle problematiche più rilevanti e, allo stesso tempo, l’insieme di proposte e azioni attraverso cui la scuola intende rispondere alle proprie esigenze e a quelle della Comunità di riferimento.

Per presentare il Piano le scuole dovranno utilizzare gli strumenti messi a disposizione dal MIUR, candidandosi di volta in volta per:

  • Piano integrato di interventi;
  • Circolari attuative su singole azioni;
  • Azioni centralizzate.

In termini operativi, le scuole potranno poi fare affidamento su due diverse piattaforme: GPU “gestione degli interventi” su cui compilare online i formulari dei progetti per la presentazione dei piani e la gestione delle proprie attività;

SIDI (sistema informativo Dell’istruzione) su cui gestire la rendicontazione amministrativo-finanziaria dei progetti, una volta finanziati.

Se, credo, non vi siano dubbi sul fatto che queste risorse aggiuntive rappresentino un contributo decisivo alla realizzazione di una scuola 2.0, al passo con i tempi, integrata col territorio ed innovativa, in grado di rispondere alla sfida attuale della modernizzazione, la domanda che mi pongo è: esiste oggi una classe manageriale all’interno della scuola in grado di raccogliere la sfida fornendo risposte puntuali, all’altezza dei bisogni e delle necessità della popolazione scolastica?

Considerando la portata dell’intervento, la cui ricaduta in termini di sviluppo socio-culturale e di crescita occupazionale e competitiva del Paese sarà determinante, sembra proprio che le sorti della buona scuola siano subordinate alle capacità della scuola stessa a proiettarsi nel futuro….

Buona fortuna, buona scuola.

Raffaele Leo,  Tiresia ufficio progetti

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