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Siamo noi che lo chiediamo all’Europa

Molti Paesi europei, da almeno due decenni, stanno provando a mettere in discussione i propri modelli di protezione sociale, eretti su strutture economiche, sociali e demografiche superate; i principi ispiratori su cui i Paesi europei stanno facendo leva per promuovere il cambiamento sono ampiamente condivisi e promossi dal livello comunitario che, sottolinea come la globalizzazione, le trasformazioni del sistema produttivo e del sistema familiare, l’invecchiamento della popolazione connesso ai cambiamenti demografici abbiano messo in luce nuovi bisogni ai quali i vecchi sistemi di welfare non sono in grado di dare risposte principalmente perché nati per fronteggiare altre sfide.

L’aspra crisi finanziaria ed economica che ha investito il Vecchio Continente nel corso del 2008 rischia, inoltre, di compromettere le capacità dei paesi europei, ed in particolare di quelli più “esposti” a causa dell’ingente debito pubblico, di garantire politiche pubbliche in grado di far fronte alle sfide sociali del presente e del futuro.

È in questa cornice che ha preso recentemente avvio l’approfondimento in sede comunitaria dei temi dell’innovazione sociale.

E’ in particolare la Comunicazione “Europa 2020” che assegna all’innovazione un ruolo cruciale, nel quadro di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva (Commissione Europea 2010).

Nel documento, che costituisce la cornice di riferimento per le iniziative comunitarie nel campo delle politiche sociali per il prossimo decennio, l’innovazione viene individuata tra i principali strumenti per perseguire una serie di obiettivi economici e sociali;

L’impegno delle istituzioni comunitarie sul fronte dell’innovazione sociale è anche confermato dallo stanziamento di consistenti risorse, in particolare 919,47 milioni di euro per finanziare il Programma per Occupazione e l’Innovazione Sociale (EaSI) 2014-2020 che sarà strutturato su tre assi distinti, ma complementari: Progress per l’occupazione e la solidarietà sociale , Eures per la rete di servizi per l’impiego e la mobilità professionale e Microfinanza e imprenditoria sociale.

Appare eccezionalmente attuale una formulazione di Schumpeter (del 1934!) che descrive l’innovazione come la creazione e la realizzazione di nuove combinazioni di strategie, prodotti, servizi, mercati, sistemi produttivi e di forniture dei beni, in grado di raffigurare i problemi in un diverso modo e di fornire ad essi una diversa risposta.

Se da una parte il livello comunitario ha svolto un ruolo propulsivo e di sostegno importantissimo in materia di innovazione sociale, è vero anche che l’Europa è ricca di esperienze di innovazione sociale, ma anche di esperienze micro che rischiano di rimanere isolate. Si segnalano diverse sperimentazioni che testimoniano i processi di innovazione in atto, finalizzati alla definizione di nuove forme di governance multi-stakeholder e multi-livello e ad un più consistente coinvolgimento di soggetti del privato for profit e del Terzo settore nel finanziamento e nell’erogazione di servizi e prestazioni. Attori che, se coinvolti e valorizzati ciascuno nel proprio ruolo, sono in grado di elaborare risposte appropriate ed economicamente sostenibili ai differenti bisogni, mobilitando a questo scopo risorse e competenze private e producendo valore per la società nel suo complesso e non solo per i singoli individui. Per i diversi stakeholder, che tradizionalmente hanno operato quasi in isolamento, la sfida è comprendere e sfruttare il potenziale che la rete può costituire. E’ indispensabile quindi che l’Unione Europea presidi l’innovazione sociale: da un lato approfondendone finalità e strumenti, dall’altro sostenendo gli innovatori sociali attivi nei territori e promuovendo, a tal fine, una “piattaforma” permanente di scambio, collaborazione e apprendimento.

A tal proposito, il Consorzio Tiresia, una realtà che per il lavoro che fa sul territorio incorpora quasi per definizione un’attenzione ai bisogni, sperimenta già da diversi anni percorsi nuovi di erogazione di servizi, ad esempio nelle scuole, nel turismo sociale, nell’agricoltura sociale o nell’inserimento lavorativo e, ad oggi possiamo affermare che la capacità di leggere i bisogni e prendersene carico attraverso l’implementazione di idee nuove, nasce come effetto di un’intrinseca capacità di produrre “relazioni con la comunità”.

Raffaele Leo

Consorzio Tiresia- Ufficio progetti

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